La Riserva Naturale WWF di Monte Arcosu
La R.N. di Monte Arcosu nasce nel 1985 grazie ad una ardimentosa iniziativa proposta al Consiglio nazionale del WWF Italia dall'allora presidente del WWF Sardegna, Dott. Antonello Monni. Si decise di acquistare la Riserva di caccia della Società Monte Arcosu nell'intento di salvaguardare quanto rimaneva della popolazione di Cervo sardo Cervus elaphus corsicanus, che in quegli anni era ridotta a pochissimi esemplari. Per la riuscita dell'operazione fu fondamentale il contributo economico raccolto con una sottoscrizione popolare che associato ad una cospicua donazione della CEE, odierna Unione Europea, permise di raggiungere la cifra necessaria all'acquisto. Nonostante un non facile inizio, dovuto alle difficoltà economiche, alla carenza di personale ed al bracconaggio (nel 1986 furono rimossi oltre 12.000 lacci d'acciaio!), si è assistito ad un costante incremento della popolazione di Cervo sardo, che in quindici anni è passata dai 150 esemplari del 1985 ai 900 del censimento del 2000. Sarebbe comunque riduttivo parlare di Monte Arcosu solo per la presenza di questo splendido ungulato, perché oggi la Riserva è un modello di gestione, dove Pubblico (la Provincia di Cagliari, ed i Comuni di Uta, Siliqua, Assemini e Capoterra) e Privato (il WWF Italia e la Coop. Il Caprifoglio), danno vita ad un connubio che sta dando interessanti risultati che hanno portato all'assegnazione da parte della U.E. del premio EUROSITE nell'ambito del progetto Natura 2000. L'indiscutibile crescita organizzativa è dovuta anche al rigoroso impegno profuso nella Riserva dal Caprifoglio, cooperativa che dal 1995 gestisce i servizi turistici, l'educazione ambientale e numerose altre attività (campi avventura per bambini, campi di volontariato, visite guidate, trekking, ecc.).
La Riserva ha una estensione di 3.600 ettari e fa parte del complesso forestale Monte Arcosu - Piscinamanna, ovvero la foresta di sclerofille più estesa fra quelle dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. 45.000 ettari di meravigliosi boschi che custodiscono importanti specie della flora e della fauna sarda. Il territorio presenta una morfologia piuttosto accidentata, caratterizzata da lunghe e scoscese valli dove, nel periodo invernale e primaverile, scorrono impetuosi torrenti la cui portata si riduce drasticamente durante la lunga estate. In uno di questi resiste una buona popolazione di Trota sarda Salmo trutta macrostigma. Questi corsi d'acqua caratterizzano fortemente il paesaggio dando vita a profonde forre e rumorose cascatelle, ma nel caso del Rio Is Fenugus, situato nell'area di più recente acquisizione (1995), ci si trova davanti ad una bella cascata con un salto d'acqua di circa 60 metri.
I maggiori rilievi superano i mille metri d'altezza e sono facilmente distinguibili grazie alla morfologia profondamente differente dovuta alla diversa componente geologica. Così alle guglie granitiche del Monte Lattias (1086 mslm), si contrappongono i dolci pendii scistosi di Punta Is Caravius (1113 mslm). Il Monte Arcosu (948 mslm) alterna invece vertiginosi strapiombi a pendenze decisamente più lievi.
La copertura arborea si presenta uniforme e straordinariamente compatta. I pochissimi spazi aperti sono generalmente costituiti dalle antiche piazzole dei carbonai o da ripide pietraie che sono paragonabili a profonde ferite inferte alla vegetazione. Il passaggio all'interno del bosco è reso quasi impossibile dall'intrico spinoso di Rovo Rubus ulmifolius e Stracciabraghe Smilax aspera che soprattutto nei pressi dei corsi d'acqua costituiscono una barriera naturale insormontabile.
La vegetazione della Riserva di Monte Arcosu è quella tipica della macchia, con Leccio Quercus ilex, Sughera Quercus suber, Fillirea Phyllirea ssp., Erica Erica ssp., Corbezzolo Arbutus unedo, Ginepro Juniperus ssp., Mirto Mirtus communis e Cisto Cistus ssp., che soprattutto con la calura estiva sprigionano deliziosi profumi. A queste specie si associano dei piccoli gioielli naturalistici come una rigogliosa stazione di Tasso Taxus baccata, alcuni residui di foresta primaria di leccio e ben 46 endemismi, fra i quali spiccano per rarità l'Helicrysum montelinasanum, l'Armeria sulcitana e l'Anchusa formosa, quest'ultima rinvenuta e descritta per la prima volta negli scoscesi valloni del Monte Lattias. Il quadro vegetazionale è completato da numerose specie erbacee, dall'immancabile Ciclamino Cyclamen repandum e ben 16 specie di orchideacee, alcune delle quali endemiche, come la splendida Ophrys morisii. I funghi sono presenti in abbondanza e con numerose specie; fra essi merita una citazione la Ramaria arcosuensis, endemismo locale rinvenuto nel 1996.
La fauna è di estremo interesse ed è anch'essa caratterizzata da numerose specie endemiche. Infatti, oltre al già citato Cervo, vanno ricordati il Gatto selvatico Felis silvestris libyca, la Martora Martes martes latinorum, la Donnola Mustela nivalis boccamela, la Volpe Vulpes vulpes ichnusae, il Discoglosso Discoglossus sardus, e il Geotritone dell'Iglesiente Hydromantes genei. Per quanto riguarda l'avifauna si può tranquillamente affermare che Monte Arcosu costituisce per gli amanti del birdwatching un vero e proprio paradiso; infatti è possibile osservarvi circa 70 specie alcune delle quali di grande importanza. Così oltre ai non comuni Merlo dal collare Turdus torquatus (osservabile tra i contrafforti del Monte Lattias), Venturone corso Serinus citrinella corsicana, Cincia mora Parus ater e Frosone Coccothraustes coccothraustes insularis, il birdwatcher avrà la possibilità di osservare con una certa facilità la Pernice sarda Alectoris barbara, il Piccione selvatico Columbia livia, il Rondone Apus apus, l'Upupa Upupa epops, numerosi passeriformi e silvidi, la Ghiandaia Garrulus glandarius, il Corvo imperiale Corvus corax e lo Zigolo nero Emberiza cirlus.. Discorso a parte meritano i rapaci, i quali grazie alla ricchezza trofica della Riserva, sono presenti in gran numero. Così oltre ai comuni Poiana Buteo buteo e Gheppio Falco tinnunculus, troviamo il possente Falco pellegrino Falco peregrinus brookei, l'Aquila reale Aquila chrysaetos, lo Sparviere sardo Accipiter nisus wolterstorffi e l'Astore sardo Accipiter gentilis arrigonii, quest'ultimo inserito fra le specie a grande rischio d'estinzione dalla U.E. (Allegato I Direttiva Uccelli). Durante i passi è possibile l'avvistamento del Falco pecchiaiolo Pernis apivorus, del Nibbio reale Milvus milvus, del Nibbio bruno Milvus migrans e dell'Albanella reale Circus cyaneus. Manca l'Aquila del Bonelli Hieraetus fasciatus estintasi alla fine degli anni settanta. Curiosa, ma sporadica, la presenza lungo i torrenti di specie quali la Garzetta Egretta garzetta, il Germano reale Anas platirinchos e la Gallinella d'acqua Gallinula clorophus.
I numerosi volatili, purtroppo, sono minacciati da un nemico subdolo: gli uccellatori. I loro lacci costruiti con il crine di cavallo e le reti, soprattutto durante le migrazioni, fanno vere e proprie stragi di turdidi e passeracei. Questa pratica fa spesso vittime anche fra importanti rapaci come i già citati Sparviere e Astore. All'uccellagione è strettamente legata anche la sorte di numerosi Gatti selvatici, che cibandosi degli uccelli intrappolati dai lacci depredano i bracconieri, che si "difendono" predisponendo lungo i sentieri dei lacci d'acciaio antigatto costruiti con il cavo dei freni per le biciclette. Oltre alle trappole per uccelli, non è purtroppo infrequente trovare lacci metallici, usati generalmente per il Cinghiale Suus scrofa meridionalis, molto diffuso nella Riserva. Anche in questo caso le trappole possono arrecare danno ad altre specie; non è raro infatti che il Cervo ne resti vittima. Inutile sottolineare il giornaliero impegno che i Guardiaparco della Riserva ed il Corpo Forestale Regionale infondono nella lotta alla caccia di frodo, considerata da molti degli abitanti della zona (e sfortunatamente anche da qualche politicante) una pratica tradizionale e normale, di conseguenza dura da sconfiggere.
La visita alla più grande Oasi del WWF Italia consente di immergersi in spazi verdi e sconfinati. I fantastici panorami offerti dai sentieri che arrivano sulle creste spaziano su gran parte della Sardegna. Dalle cime più elevate è possibile osservare ad est il Golfo di Cagliari, ad ovest l'Isola di San Pietro ed a nord i monti del Gennargentu. Chi non intende cimentarsi in lunghe camminate può dedicarsi a brevi passeggiate lungo i sentieri natura e visitare i recinti faunistici del Cervo sardo, del Daino Dama dama e delle Tartarughe Testudo ssp.. Queste aree, giornalmente rifornite di cibo, permettono di osservare e fotografare da comodi capanni ed a breve distanza le specie ospitate, ma anche Tordi, Merli, Ghiandaie e Fringuelli mentre pasteggiano insieme ai grossi ungulati o alle lente testuggini.
Come arrivare: Monte Arcosu si trova nel Sulcis-Iglesiente, nella Sardegna sud-occidentale. La Riserva dista circa 20 Km da Cagliari e non è raggiungibile con mezzi pubblici. Arrivando dal capoluogo seguire la S.S. 195 per Pula, svoltare dopo 12 Km per la Dorsale consortile in direzione Macchiareddu - CASIC. Da qui imboccare la Seconda Strada Ovest e proseguire fino alla Chiesa campestre di Santa Lucia, superarla e dopo circa 400m, ad un bivio, prendere a destra la sterrata che in circa 2 Km conduce all'ingresso della Riserva in loc. Sa Canna.
Arrivando dalla costa occidentale seguire la SS. 130 fino al bivio che conduce alla SP. 2 Pedemontana, raggiunta la quale è necessario svoltare a sinistra in direzione Siliqua - Uta proseguendo fino a ricollegarsi alla Dorsale consortile. Da qui il percorso ricalca quello già descritto per chi arriva da Cagliari.
Le visite: La Riserva è aperta tutto l'anno il sabato, la domenica e nei giorni festivi. Per le scolaresche ed altri gruppi, anche durante gli altri giorni della settimana, previa prenotazione.
Monte Arcosu è dotata di due foresterie funzionanti come i rifugi montani, presso le quali è possibile alloggiare e mangiare. Le due strutture situate la prima all'ingresso (Foresteria "Sa Canna", 22 posti letto, 3 servizi) e la seconda al centro della Riserva (Foresteria "Perdu Melis" 3 mini appartamenti da 4 posti letto ciascuno più servizi), fungono da base di partenza per le escursioni.
Informazioni e prenotazioni presso la Coop. "Il Caprifoglio" tel. 070 968714 E-mail cfoglio@tin.it.
Consigli fotografici: il corredo fotografico ideale dovrà comprendere due corpi macchina caricati con pellicole da 100 e 50 ISO, un grandangolare ( 24-28 mm) che consenta di inquadrare gli immensi spazi verdi, un macro, uno zoom 80/200 o simile ed un tele lungo (400-500 mm), monopiede per la caccia fotografica vagante e cavalletto per gli appostamenti. Utilissimo il moltiplicatore di focale. I migliori risultati si ottengono senza dubbio durante le prime ore della giornata e al tramonto, ovvero quando la Riserva è permeata da inusuali silenzi e da giochi di luce che rendono fiabesco il paesaggio. Nelle ore rimanenti ci si potrà dedicare alla macrofotografia, soprattutto in caso di cielo coperto e luce diffusa, poco adatta ad altri generi di fotografia, o in condizioni di luce che richiedono l'uso di uno o più flash.
Un obiettivo macro specializzato può spesso essere sostituito dal tele zoom con una lente addizionale, soprattutto se di buona qualità.
Le opportunità fotografiche sono innumerevoli e tutte le stagioni offrono spunti di grande interesse. Durante l'inverno (non eccessivamente freddo, di norma le temperature durante il giorno si attestano fra i 6 ed i 13 gradi) fotografare i cervi richiede solo un buon quantitativo di pazienza, ma per chi ne fosse sprovvisto è possibile ripiegare verso il recinto faunistico, dove un capanno d'osservazione permette di ottenere buoni scatti evitando lunghe attese. In primavera e fra agosto e settembre le possibilità dell'incontro con il cervo aumentano. Infatti fra aprile e maggio le femmine danno alla luce i piccoli, che spesso scorrazzano nei pochi spazi liberi lasciati loro dalla fitta macchia. Agosto e settembre sono invece i mesi della riproduzione; di conseguenza è più semplice individuare piccoli harem grazie ai potenti bramiti emessi dai maschi, che riempiono le strette valli della Riserva con suoni che ai più paiono cupi e minacciosi. Da evitare invece il periodo pre-riproduttivo caratterizzato da pochi spostamenti.
Monte Arcosu sul web:
www.ilcaprifoglio.it
http://www.isolasarda.com/arcosu.htm
www.sardiniapoint.it/164.html
www.wwf.it

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