Conferenza
Nazionale per l'Educazione Ambientale - Genova
Come al solito, quando si parla di educazione ambientale, i pareri e
le convinzioni sono molteplici. Non ha fatto eccezione la Conferenza
Nazionale svoltasi a Genova dal cinque all'otto aprile, dove si è
potuto assistere ad un susseguirsi di interventi che hanno reso questo
appuntamento interessante e variegato. Il fitto programma, ha permesso
anche ai profani di potersi immergere in un mondo in continua crescita
ed evoluzione, che inizia ad essere affollato da numerose entità
che propongono un considerevole numero di programmi e di progetti da
attuare soprattutto in collaborazione con Enti pubblici e Scuola.
Sono questi infatti i soggetti che possono intervenire maggiormente
per lo sviluppo di quella che è stata definita da molti la "società
sostenibile". Le basi di partenza di questo progetto sono state
individuate dal Ministro dell'Ambiente Edo Ronchi in tre fattori importantissimi:
la conoscenza, la consapevolezza e la capacità.
Nel suo intervento il Ministro ha sottolineato come il livello di conoscenza
delle problematiche ambientali sia nel nostro paese ancora scadente,
così come è assolutamente insufficiente la consapevolezza
, la presa di coscienza del "problema ambiente". Probabilmente
non mancano le capacità d'azione, ma sono assolutamente slegate
dai due fattori precedentemente citati.
Dunque lo sviluppo sostenibile, per essere tale, deve investire tutti
i settori economici e deve essere supportato da un cambiamento nello
stile di vita, per esempio riducendo i consumi, prestando maggiore attenzione
nella differenziazione dei rifiuti, ecc. E' qui che interviene in modo
fondamentale, ma non esclusivo, l'Educazione ambientale. Modificare
un modello culturale o promuoverne uno nuovo richiede una svolta anche
nei processi informativi ed educativi che consentono di orientare i
comportamenti delle masse.
Il Ministro ha sottolineato anche la multidisciplinarietà dell'educazione
ambientale, che deve permeare tutte le altre materie scolastiche agendo
a tutto campo nell'ambito socio-economico e culturale. Di questi temi
ha parlato anche Don Ciotti che ha richiamato l'attenzione sulla riqualificazione
urbana e sull'incremento delle iniziative riguardanti l'animazione sociale.
La cronaca diverrebbe lunghissima se si dovessero citare anche piccole
parti degli interventi che si sono susseguiti nei quattro giorni di
conferenza, quindi è più opportuno limitarsi ad alcune
considerazioni di grande importanza emerse durante i lavori e relative
a:
a) Partecipazione;
b) Varietà di "offerta educativa" nonchè ruolo
e qualificazione dell'educatore;
c) Importanza delle aree protette.
- La partecipazione è stata argomento dell'intervento del Dott.
Milanaccio dell'Università di Torino, che dopo aver individuato
quattro livelli partecipativi ha ricordato che finora lo sviluppo sostenibile
è stato individuato nella crescita quantitativa della produzione
e nella sua traduzione in termini monetari. La società sostenibile
passa invece attraverso la partecipazione delle masse che devono agire
e pensare ad essa come un elemento fondamentale per la sopravvivenza
e non come una chimera irraggiungibile. Per arrivare alla meta sarebbero
necessari la crescita dello sviluppo umano, la riduzione delle povertà,
un appiattimento delle diseguaglianze sociali ed infine l'affermazione
del diritto alla vita per ogni essere vivente.
- La grande crescita e la varietà dell'offerta educativa sono
da considerarsi un elemento estremamente prezioso per il raggiungimento
dello sviluppo sostenibile. È da questa offerta che nasce il
coinvolgimento delle masse. Partendo dall'ambiente scolastico il cammino
prosegue passando per quello familiare e più genericamente per
quello sociale. La crescita numerica dei CEA e dei LEA è da considerarsi
un passo avanti nel processo informativo ed educativo che conduce al
concetto di società sostenibile. Essi vanno a rafforzare il lavoro
iniziato tempo fa nelle aree protette ed accostano ai temi di salvaguardia
dei territori di grande valenza naturalistica, il tema più ampio
della qualità della vita e della ridefinizione del paradigma
ambiente-sviluppo .
Il ruolo e la qualificazione professionale "dell'educatore"
(nel nostro caso della guida) sono di fondamentale importanza e si legano
inscindibilmente ai temi del punto precedente. Chi si occupa di "educare
all'ambiente" deve essere un esempio di coerenza e deve fondare
la sua preparazione professionale sulla multidisciplinarietà,
così da non limitare il proprio lavoro alla divulgazione, ma
implementarlo con esempi rapportabili alla vita di tutti i giorni. Questo
fatto è stato rimarcato dalla nostra rappresentante Violetta
Francese che durante il suo intervento al Seminario "Le aree protette
come laboratori per lo sviluppo sostenibile" ha messo in luce alcuni
aspetti importanti del lavoro della nostra Associazione in favore di
una "certificazione" della professionalità e del ruolo
che le guide associate all'A.I.G.A.E. svolgono nell'ambito dell'educazione
ambientale, denunciando anche la "carenza" di professionalità
e conoscenze specifiche che spesso si riscontra fra chi si occupa di
questa delicata materia. Purtroppo l'invito alla discussione rivolto
da Violetta è stato un po' snobbato, forse per i tempi stretti
o forse perché esiste la paura di affrontare temi così
scottanti davanti ad una platea composta in gran parte da insegnanti,
che con i loro ragazzi sono fruitori e talvolta vittime di servizi inadeguati.
C'è da augurarsi che nei prossimi appuntamenti temi così
importanti siano trattati con maggiore attenzione.
- Le aree protette rappresentano un concreto esempio di sviluppo sostenibile,
ma i loro limiti attuali sono il rischio di spopolamento (soprattutto
nelle aree montane) e la mitizzazione alla quale vengono sottoposte.
Il loro ruolo deve essere quello di agenzia locale di sviluppo che integri
uomo e ambiente e non consenta la smobilitazione dei servizi sociali
quali per esempio le scuole. In tal senso dovrebbe agire la L. 96 del
1997, che all'art. 20 esorta a mantenere la presenza antropica nelle
aree montane, ribadendo il principio che devono essere mantenuti i servizi
essenziali, altrimenti il rischio è la disaffezione delle popolazioni
locali nei confronti del proprio territorio, il che porta solo problemi.
Un metodo per valorizzare ulteriormente il ruolo delle aree protette
è stato individuato nel potenziare la divulgazione del loro esempio
positivo attraverso l'uso dei media.
La Conferenza è stata anche un'ottima occasione per rendersi
conto di quanto concretamente i soggetti che operano nel settore stanno
facendo per l'educazione ambientale. Gli stand allestiti presso i vecchi
magazzini del cotone del Porto antico, hanno dimostrato che l'argomento
sta raggiungendo livelli d'importanza notevoli. I temi trattati ed i
materiali prodotti e distribuiti al numeroso pubblico, dimostratosi
attento e preparato, erano perlopiù di qualità eccelsa.
Inoltre la presenza di stand "istituzionali" ha dato ulteriore
lustro all'area espositiva.
In conclusione è doveroso ribadire che l'appuntamento genovese
è stato un momento d'incontro e di confronto molto importante
dal quale è difficile trarre delle conclusioni immediate anche
perché il mondo dell'educazione ambientale non è ancora
ben definito ed ha ampi margini di potenziamento e miglioramento. Si
può però affermare senza dubbio che esso sta ponendo basi
solide le quali consentiranno al nostro paese di avvicinare partners
europei che hanno una cultura ambientale ben più radicata della
nostra. Per dirla come il Ministro Ronchi, non siamo il fanalino di
coda dell'Europa!
Giovanni
Paulis (Coop. "Il Caprifoglio") A.I.G.A.E. Sardegna
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